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In realtà le buone domande di matematica, come le buone domande in generale, sono le stesse che un insegnante si deve porre sia che lavori con bambini di tre anni, sia che lavori all'Università. La differenza di lavorare con bambini a tre anni è che risulta molto più difficile costruire con loro delle risposte a queste buone domande, quindi serve una preparazione disciplinare molto profonda e anche una preparazione metodologica altrettanto articolata che cerchiamo di costruire. Questo strumento è uno strumento di formazione che va in questo senso, che tiene, cioè, insieme, come sempre cerchiamo di fare nella nostra formazione, pratica, quindi le esperienze e l'attività didattica concreta e riflessione su questa pratica. |
G. Bondi |
Chi sono i protagonisti di questo lavoro? |
A. Querzè |
I protagonisti sono sicuramente i bambini che imparano, le esperienze ci danno la possibilità di osservare i bambini che costruiscono i concetti matematici, partendo da cose che si toccano per arrivare ai concetti appunto immateriali. Loro sono i protagonisti, l’apprendere è l’altro protagonista e quindi tutto ciò che c’è intorno al bambino che apprende, in primo luogo il contesto; è più facile, più stimolante, più produttivo imparare in un contesto ricco e le sezioni delle nostre scuole dell’infanzia sono, da questo punto di vista, contesti ricchi per stimolare l’apprendimento: ci sono artefatti, ci sono pallottolieri, ci sono numeri, ci sono giocattoli, ci sono libri, ci sono registrazioni delle esperienze, quindi tante situazioni che facilitano, che fanno sì che il bambino sia immerso in un contesto che lo aiuti a ragionare, lo aiuti a relazionarsi con gli altri. |
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