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5 - Prospettive e trasferibilità
La validità di una sperimentazione, pur rappresentando “un unicum” in senso stretto, si misura anche nella sua
trasferibilità ad altre classi e ad altre esperienze
Trasferibilità - Il senso della documentazione di questa esperienza nella nostra quinta muove dalla convinzione che
la “pedagogia circolare” sia una metodologia trasferibile nella vita delle classi.
Ma quali sono le condizione di una trasferibilità efficace?
Gradualità - Come è stato mostrato, è preferibile un’introduzione graduale che dia il tempo ai bambini di
familiarizzare e fare propria la pratica di questo o quel “cerchio”. Per fare qualche esempio, nel corso di quest’anno,
all’interno del gruppo Momut, una maestra in prima e un maestro di seconda hanno introdotto solo il “cerchio della
discussione” e il “cerchio democratico”. Nello stesso periodo, una maestra di terza ha invece sperimentato anche il
“cerchio narrativo autobiografico”. Noi in quinta, come segnalato, i cinque cerchi descritti, ma nel contesto di una
classe già preparata.
Adottare e adattare - Naturalmente ogni insegnante può “adottare e adattare” la metodologia alle esigenze della
sua classe e alle sue inclinazioni personali.
Per fare un esempio ipotetico, un insegnante che non abbia dimestichezza con la metodologia ritualizzata del
“cerchio narrativo” potrebbe coprire l’ambito della “comunicazione emotiva” con un’altra tecnica condivisiva, il
“circle-time” o altro. Ognuno può utilizzare ciò che conosce meglio; ciò che importa, a mio avviso, è non trascurare
aspetti educativi e di crescita fondamentali per i nostri bambini.
Condivisione nel team - Un aspetto che non dovrebbe mancare è la condivisione della metodologia tra gli
insegnanti del team; questo evidentemente potenzierebbe l’impatto positivo sulla classe fino a farlo diventare uno
“stile di lavoro”.
Tuttavia, in caso di disaccordo, non ritengo inutile che anche un solo insegnante porti avanti l’esperienza dei cerchi. 31
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