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GIORNI SENZA SCUOLA

La didattica a distanza

LA DAD

Il 24 febbraio sono cominciati i primi giorni di chiusura totale per l'epidemia di Covid-19.
Il coronavirus è arrivato anche in Italia, in Lombardia ci sono molti pazienti ricoverati in terapia intensiva; la classe docente in Italia ha un'età media avanzata e gli insegnanti potrebbero ammalarsi a causa dei bambini che costituiscono un forte potenziale veicolo di infezione.

Per evitare una più grave diffusione del virus chiudono le scuole in molte regioni del nord Italia, tra cui l'Emilia Romagna.

Lo notizia della sospensione delle lezioni ci ha sorpreso e fortemente spiazzato.

È domenica pomeriggio. 
Cosa facciamo domani?

Il lunedì mi sono attivata perché ai miei alunni di quarta primaria (IC10 di Modena, scuola Anna Frank/Marconi) arrivasse la proposta di tenere un diario di quello che accadeva in quei giorni. Già avevano cominciato a tenerne uno in aula e quindi mi sembrava opportuno che, in continuità con le attività scolastiche, raccontassero il proprio vissuto in quei giorni che stavano portando grandi sorprese.

I bambini erano testimoni di un evento storico straordinario, mai successo prima e di cui non conoscevamo ancora la portata: ritenevo importante che facessero memoria attraverso la scrittura spontanea o con disegni di ciò che avveniva intorno a loro.

Con il collega del MCE (Movimento di Cooperazione Educativa), Roberto Lovattini, abbiamo avviato l'iniziativa Giorni senza scuola. Abbiamo proposto agli insegnanti e ai genitori di tutta l’Italia di invitare i bambini e le bambine a scrivere come stanno vivendo questi momenti, se stanno scoprendo cose nuove nelle relazioni con genitori e nonni, se e perché sentono la mancanza della scuola, se riescono a trovare aspetti positivi in questa esperienza oppure se vogliono essere loro a proporre azioni e attività positive per uscirne bene. E' stato creato un blog (https://senzascuola.wordpress.com) in cui raccogliere e pubblicare tutti i materiali realizzati dai bambini, da inoltrare anche ai giornalini delle scuole ad esempio, al giornalino Marcolino dell'IC10 Modena.

L’idea di fondo è quella di costruire insieme un catalogo collettivo di attività, idee ed esperienze “a bassa intensità digitale”, in continuo aggiornamento e modificabile in base alle diverse esigenze e alle singole realtà.

Il canale con cui ho avviato quella che avremmo chiamato DAD (Didattica A Distanza) è stato WhatsApp, attraverso messaggi inviati alle rappresentanti di classe.

Ma per quanto tempo?

Seconda settimana.
È innegabile che come tutti mi muovessi senza sapere quanto sarebbe durata e cercando di capire come ci si sarebbe potuti organizzare. Nei confronti delle famiglie sottolineavo soprattutto l'importanza di mantenere la relazione dei bambini con le insegnanti e tra compagni. Li invitavo a fare telefonate, videochiamate agli amici e tutto quello che poteva essere utile per stare in contatto.

Non si capiva ancora la durata della sospensione delle lezioni, pensavamo di tornare dopo pochi giorni, massimo due settimane.


Le famiglie e la didattica a distanza

Immaginando l'ansia di alcune famiglie per la pausa didattica forzata, assegnai per compito qualche frase di analisi grammaticale.
A questo proposito mi sono venuti molti interrogativi.
A chi arrivava la Dad? Arriva prima ai bambini o prima ai genitori?
Come questi ultimi passano le proposte didattiche, esprimeranno giudizi sulle scelte effettuate dalle maestre?
Quanto i bambini sono influenzati dal giudizio non solo verbale che i genitori possono esprimere nei riguardi dell'insegnante e delle attività che propone ai suoi alunni/e?

Tutte queste domande sono rimaste ancora aperte e sono riemerse in tutti i momenti di riflessione sul percorso, in particolare nella valutazione.


Come si fa la didattica a distanza, la DAD?

Dal confronto con le colleghe delle altre classi quarte del mio istituto, che avevano pensato di mandare a casa schede con esercizi sui vari argomenti trattati in classe, mi organizzai più o meno allo stesso modo facendo attenzione che non ci fossero sovraccarichi di compiti.

Dopo il D.P.C.M. dell'otto marzo, che predisponeva la chiusura totale per Covid, in tutto il Paese, cominciammo, su indicazione della dirigenza scolastica, a caricare le proposte didattiche, non si potevano chiamare compiti perché dovevano essere facoltativi, sul sito della scuola.

QUALE DAD?

La didattica a distanza poteva essere quella pensata per il blog “Giorni senza scuola”, ma non decollava.
In sostanza assegnavamo compiti che servivano a tenere in esercizio i bambini in attesa di tornare a scuola, forse dopo Pasqua.
Mentre preparavo le proposte da assegnare mi rendevo conto che stavo proponendo un modello di didattica di erogazione di compiti ed escludevo che quella poteva essere la DAD.


Le difficoltà

Immaginavo gli alunni in difficoltà nel lavorare in quel modo.
Di nuovo i compiti... avevo smesso di darne anche in presenza!

Prima di abbandonare quella modalità, attraverso messaggi WhatsApp alle rappresentanti di classe ricordo che i bambini mi possono contattare se ci sono problemi nelle attività da svolgere e farmi sapere quali difficoltà hanno.
Contemporaneamente faccio anche delle telefonate e cerco di capire come stanno vivendo i bambini e le bambine: mi dicono che vogliono tornare a scuola, sentono la mancanza dei compagni, raccontano di voler tornare a riabbracciarsi.  
I bambini inoltre si rivolgono a me per essere aiutati nello svolgimento dei compiti che nel frattempo si sono accumulati un po' per tutti.

Ai bambini mancava la cornice di senso di quelle attività. Quando sono a scuola discutono sulle proposte di lavoro, comprendono il significato del percorso, lavorano in gruppi, si confrontano, pensano e costruiscono il loro sapere in una dimensione comunitaria.
Senza scuola, confinati nella solitudine della loro cameretta, non c'era la dimensione relazionale che sostiene l'apprendimento.

Una famiglia mi ha raccontato che O. ha avuto il rifiuto verso tutto ciò che di scolastico le veniva proposto, rispondeva ai genitori che non voleva studiare perché non c'era scuola! A questo punto era chiaro: come si stava procedendo non era funzionale per i bambini. Non potevo metterli in difficoltà e non volevo essere una dispensatrice di compiti.


Rimodulazione poetica 

Dovevo allargare lo sguardo.
Dal 20 marzo, accogliendo la giornata internazionale della poesia, ho inviato ai bambini un testo poetico al giorno letto da me.

Le poesie le ho estratte da un'antologia curata da Sergio Neri: chiedevo ai bambini di ascoltare il brano di trascriverlo e cercare gli ingredienti: i nomi, i verbi, gli aggettivi che componevano il testo.

Alcuni bambini mi mandavano messaggi in cui mi chiedevano chiarimenti sull'attività, se dovevano anche disegnare... Si capiva che stavano interagendo con quell'oggetto culturale, che si stavano mettendo in gioco e che le difficoltà date dalla distanza non apparivano più muri ma confini valicabili. In autonomia cercavano altre poesie, sui ricordi, sulla primavera, ne scrivevano di proprie (poesia di Olivia) e le illustravano.


Mobirise

Avevo trovato una buona strada, quella della poesia e della scrittura.
Si stava creando un rito. Tutti i giorni per una settimana, stava diventando un rito.

L'interesse che i bambini mostravano era uno stimolo a continuare. Mi chiedevano se il giorno dopo avessi inviato una nuova poesia, se dovevano impararla o l'avrebbero solo dovuta ascoltare. Li lasciavo liberi di scegliere e decidere e loro mi mandavano i loro lavori, qualcuno mi chiedeva se potevo sentirlo perchè l'aveva imparata a memoria.
Capivo che loro cominciavano ad esserci di nuovo e anche io, dopo lo spiazzamento iniziale, avevo ritrovato la chiarezza di come proseguire grazie al loro entusiasmo e alla poesia che ci stava dando la chiave per interpretare quel momento.

È in particolare la poesia Giorni preziosi di Franco Arminio che mi svela cosa devo fare: devo accompagnare qualcuno... quel qualcuno sono i miei alunni e li devo condurre nei fiordi delle loro emozioni.

Mobirise

Quante emozioni...

Era arrivata la primavera!
La primavera con le sue metamorfosi, la chiusura totale, il distanziamento dai propri familiari, per i bambini era un ciclone di emozioni.
La poesia può aiutare a riconoscerle, a parlarne, a non averne paura.
Ho scelto di inviare altri testi, tratti dall'Alfabeto dei sentimenti, un albo molto delicato e ben illustrato, che offriva ai bambini oltre alle poesie anche le immagini.
Non volevo che scrivessero a tutti i costi quello che stavano vivendo, ma dare ai bambini la possibilità di parlare di se stessi se ne avevano la necessità o l'urgenza.


Esercizi di scrittura creativa

A casa senza la scuola e gli impegni extrascolastici, i bambini avevano molto tempo a disposizione.
Comporre un testo è un'attività che richiede tempi distesi.
Sono necessari vari passaggi: organizzare le idee, fare una prima stesura del testo, rileggere ciò che si è scritto, correggere gli errori, riscrivere in bella copia...
Approfittando della possibilità di fare le cose con calma, invece di assegnare più attività, ho scelto di far lavorare i bambini sulla produzione di testi.
Ho proposto questo esercizio: dopo aver ascoltato la poesia del giorno, i bambini dovevano scrivere 10 parole (nomi, verbi, aggettivi...) che cominciassero con la lettera iniziale del titolo. Scegliere una sola parola, tra quelle elencate e con quella scrivere ciò che volevano: barzellette, filastrocche, poesie...

I testi elaborati, mi venivano inviati con foto su WhatsApp e poi insieme li correggevamo al telefono ed io li trascrivevo al pc.
Non posso dire che per i bambini fossero scomparse le difficoltà, ma avevano ripreso a scrivere senza la paura dell'errore e del giudizio.

La didattica a distanza si è fatta vicinanza.

ROMPERE LE DISTANZE

Primi di aprile

Nei primi giorni del mese di aprile, il maestro elementare Franco Lorenzoni, apre un gruppo su Messenger, dal titolo Rompere le distanze.
Lorenzoni ha postato lì i suoi interventi pubblicati sulla stampa, in merito alla situazione straordinaria che la società e la scuola stavano affrontando. Ha più volte ribadito la necessità di definire la didattica a distanza, didattica dell'emergenza.
Franco, insieme al MCE, alla Rete di Cooperazione Educativa, a Francesco Tonucci con Indire, ha sostenuto che la DAD non doveva essere solo digitale, ma offrire la possibilità di trasformare le case in laboratori. In particolare Lorenzoni ha stimolato i componenti del gruppo ad invitare i propri alunni ad osservare il cielo per ammirare nei giorni precedenti alla Pasqua il bellissimo fenomeno astronomico che stava avvenendo nel nostro emisfero, la straordinaria vicinanza del pianeta Venere alla Luna. Le case diventavano laboratori di osservazione dei fenomeni celesti.

Mi è sembrata una proposta estremamente interessante e poetica e pensavo di offrire alla mia classe questa opportunità, immaginando il fascino e lo stupore che questo tipo di esperienza poteva suscitare. Volevo dare anche ai miei alunni e alunne questa possibilità!


Diario lunare

Insieme alla richiesta di osservare il cielo, ho chiesto ai bambini e alle bambine di tenere un diario lunare in cui disegnare tutti i giorni ciò che vedevano nel cielo la sera, sempre alla stessa ora e dallo stesso punto di osservazione.
La luna, Venere, le stelle... Il diario lunare è uno stimolo e un’occasione per imparare a guardare il cielo, a riconoscere le costellazioni e a capire che cosa cambia tra la luna e la Terra, col passare delle ore, dei giorni.
Un invito a cercare nel proprio territorio “tracce” di incontri tra il cielo e la Terra.
Hanno cominciato con la luna nuova...

Oltre ai disegni delle “finestrelle”, mi arrivavano messaggi WhatsApp con osservazioni, domande, disegni personali, i racconti della caccia alla luna...
“Maestra, io scendo con mio padre la sera, andiamo in cortile a vedere la luna”; “io la osservo con il telescopio che abbiamo in salone”, “da me si vede ma è a est”...

“L'apprendimento o è relazione o non è” ...c'era tanta relazione in quel lavoro!
Dalla didattica dell'emergenza stavano emergendo una serie di meravigliose possibilità di apprendimento che si potevano condividere.
L'emergenza ha avuto un ruolo maieutico, ha tirato fuori ciò che era in germe.

IL DIALOGO CON IL MAMMUT

La straordinaria sospensione delle lezioni in presenza causa Covid-19 è stata foriera di forti emozioni per tutti non solo per i più piccoli.
Ormai dal 24 febbraio, come abbiamo visto, non andavamo più a scuola ed era diventato chiaro che durante la didattica a distanza, ma anch'io preferisco chiamarla “di emergenza”, la cosa più importante era mantenere viva la relazione e la connessione dell'insegnante con i bambini e quella tra di loro, affinchè ci si sentisse meno soli e più consapevoli di poter condividere quanto stava avvenendo.

Ma anche gli insegnanti avevano bisogno di confrontarsi tra loro per capire ciò che stava avvenendo nella scuola, anzi quello che non stava avvenendo.

Nel mese di aprile, ho intensificato i momenti di confronto con Giovanni Zoppoli, coordinatore generale del Mammut di Napoli www.mammutnapoli.org / www.barritodeipiccoli.org (Il Centro Territoriale Mammut di Scampia è un centro di ricerca e sperimentazione pedagogica che dal 2007 porta avanti un lavoro di ricerca-azione in ambito educativo, pedagogico e sociale di respiro nazionale, offrendo al quartiere e alla città di Napoli uno spazio aperto ai bisogni, alle domande e alle possibilità dei gruppi e dei singoli.) e, settimanalmente partecipavo alle riunioni, attraverso l'ausilio di varie piattaforme, con gli insegnanti del Mammut.

Il gruppo napoletano prima della chiusura per Covid-19, stava lavorando con le classi sui temi del coraggio e della paura, attraverso il Mito della caverna di Platone.


"Coraggio e paura diventano il nostro nuovo campo di indagine, possibilità di crescita individuale e collettiva, ponendo a ciascuno di noi una prima domanda fondamentale: ho deciso di correre il rischio? 
È la domanda che si pone il piccolo pennuto quando, avendo ricevuto ogni cura e insegnamento necessario da parte dell’adulto, si trova davanti a una scelta che solo lui può compiere: rimanere per sempre ancorato alla paura o correre il rischio di fare quel piccolo o grande salto nel vuoto che gli permetterà di volare in autonomia. Ci è sembrata questa una domanda più attuale che mai, prima di tutto per il punto a cui siamo giunti nella nostra ricerca attorno all’autonomia e alla crescita, ma anche per i tempi che viviamo, dove è necessario fare scelte di volo, scelte adulte ma capaci di farci uscire dal pantano culturale, politico, economico del nostro tempo. 
Ancora una volta ricorreremo ai Miti dei 5 Continenti, in particolare il Mito della caverna di Platone dove il tema del coraggio e della paura è sicuramente trasversale. Non ci resta quindi che abbandonarci ancora una volta alla sapienza di questi racconti, che sapranno agire nelle profondità di ognuno di noi, aiutandoci ad avviare i processi di cambiamento che sceglieremo se realizzare o meno".
(Giovanni Zoppoli - Mammut di Napoli).

Le nozioni passano, le emozioni restano

Nel periodo di sospensione delle lezioni in presenza, il gruppo degli insgnanti Mammut con le proprie classi ha cominciato a ragionare sull'uscita come normale evoluzione del percorso avviato.
Trovandomi nelle loro discussioni appassionate e coinvolgenti, ricche di riflessioni e di spunti di lavoro, ho ragionato sull'importanza di sollecitare i bambini a riflettere sull'impossibilità di uscire, sulla loro condizione di reclusi, sul mutamento dello spazio urbano, per portarli fuori dal ruolo di spettatori e renderli attori consapevoli.

Mi sono rafforzata nella convinzione che le nozioni passano e ciò che resta sono le emozioni provate nel processo di apprendimento e pertanto capivo che dovevo avere cura della sfera emozionale, in quei momenti in cui i bambini stavano imparando tantissimo.

Accogliere quello che stavano vivendo, mi è sembrato un lavoro importante e non procrastinabile ad un rientro che non si sapeva quando e se fosse avvenuto.
Le proposte avanzate dai partenopei mi potevano aiutare ad andare nella direzione che avevo scelto


La luna è democratica

Anche i "Mammut" stavano lavorando con le loro classi sulla luna e in un incontro ci siamo chiesti se questo oggetto creasse inclusione o fosse discriminante, come stavano mostrando di esserlo i supporti tecnologici.
La conclusione a cui siamo più o meno giunti è che la luna è democratica, capita a tutti di non vederla qualche volta, però a nessuno di non vederla mai!

Guidati da letture e brani da ascoltare, abbiamo chiesto di osservare la luna in tutte le sue fasi e immaginare di compiere un viaggio lunare in cui poter andare a recuperare sul satellite qualcosa che si è perso sulla terra.
Partendo dall'input del racconto dell'Orlando Furioso, in cui Orlando per amore di Angelica perde il senno che finisce sulla luna, chiediamo ai bambini di immaginare qualcosa che avevano perso sulla terra e di andarlo a recuperare sul satellite terrestre, dove è possibile recuperare tutto ciò che si perde qui.

In questo lavoro è stato affascinante vedere come i bambini parlassero della loro attuale condizione.
C'è chi ha scritto di voler andare a recuperare gli amici, chi la “giovinezza” pensando al fatto che il prossimo anno dovesse andare in quinta e poi alla scuola media.
Hanno raccontato in maniera autentica, senza forzature, ciò che stavano vivendo, andando in profondità.

VERSO LA RIAPERTURA

Verso il 4 maggio.

Purtroppo la scuola non riaprirà, se sia giusto o sbagliato tra insegnanti ce lo siamo chiesti più volte, con pareri non sempre concordanti.
Le città, invece, si potrà riprendere a frequentarle dal 4 maggio.
I bambini hanno bisogno di essere ascoltati.

Ne Il primo passo fuori casa, c'è stata la richiesta di raccontare come si è svolta la prima uscita dopo la quarantena, dove, con chi, quali desideri, quali paure...

Non deve essere stato semplice parlare di questa esperienza, ho dovuto sollecitare molto i bambini nella composizione dei loro brani, a parte un paio di bambini che hanno subito scritto il loro racconto.
Alla fine però è stata la maggior parte della classe che ha scritto e i brani suggeriscono che ci sia stata un'attenta riflessione sull'evento. 
La timidezza di O., La felicità agitata di D., I panini insufficienti di N., La sorpresa di A. perchè tutto era ancora chiuso, La delusione di N., che non ha incontrato nessuno...

I testi sono stati raccolti perchè sono un significativo riscontro di come i bambini siano capaci di scrivere di se stessi, parlando delle proprie esperienze ed emozioni in maniera seria e profonda e di come si possa agire l'ascolto se si pratica anche a distanza una didattica che metta al centro la persona.

Non so cosa rimarrà di tutto questo nei ricordi dei bambini.
Spero che la raccolta di questi testi possa essere non solo un'utile testimonianza didattica, ma anche una memoria collettiva.    


Altri elaborati

In Vola solo chi osa farlo, ci sono anche elaborati prodotti da alcuni bambini che hanno raccolto l'invito ad esprimere i loro pensieri su Gianni Rodari e Luis Sepulveda.

Di Rodari, in marzo, si è celebrato il centenario della nascita e di Sepulveda si è avuta la scomparsa per Covid-19.


Lavori di gruppo

Invece di lasciare che lavorassero da soli, attraverso WhatsApp ho organizzato gruppi di lavoro utilizzando la possibilità di fare videochiamate multiple. Ci sono stati dei giorni in cui con questa modalità ho potuto organizzare vari gruppi anche tre o quattro, in cui insieme tre studenti svolgevano l'attività assegnata e io potevo entrare ed uscire per assistere, facilitare e verificare l'effettivo svolgimento e il sano sviluppo del lavoro e dell'elaborato. Procedendo in questo modo i bambini diventavano più sicuri di sé e soprattutto lavoravano contenti di poter fare attività con i compagni.


La cooperazione educativa

Da soli i bambini si assegnavano ruoli, succedeva che una bambina o un bambino prendesse in mano la conduzione del gruppo e tutti svolgevano con serietà il lavoro da eseguire.
Si organizzavano e, se non riuscivano a terminare, concordavano insieme i successivi appuntamenti.
Ho avuto più volte la sensazione che capissero che non essendoci la scuola vera, in presenza, quelli erano momenti preziosi; sentivo che ne avevano un'alta considerazione e la dimostravano animando gli incontri di impegno e partecipazione concreta.
In linea di massima  tutti erano disponibili e responsabili, agivano un'autentica cooperazione educativa.

                                                                                                                                                                                             

GSuite

Le videolezioni come dice Paolo il mio collega e amico sono state capaci di ricreare la classe e hanno dato un po' di entusiasmo ai bambini che lo avevano perso. 
Nel confronto finale che ho fortemente voluto con i miei alunni e le mie alunne, ho chiesto loro di esprimere i lati positivi e quelli negativi della DAD. 
I bambini hanno espressamente detto che le videolezioni sono state la cosa migliore, in primis perchè gli hanno concesso di rivedere i compagni e le maestre e anche perchè hanno imparato ad usare meglio il computer oppure il telefono (quelli che usavano lo smartphone).
La critica più forte è invece venuta al fatto che le videolezioni non possono sostituire la vicinanza con i compagni, i giochi e le ricreazioni tutti insieme.


Classroom e Meet

Nei due incontri settimanali abbiamo meglio chiarito le proposte che venivano caricate su Classroom e abbiamo condiviso le difficoltà e le preoccupazioni di chi aveva strumenti tecnologici poco agili. 
Con meet entravo nelle case dei bambini e delle bambine, invadevo uno spazio intimo e privato. Anch'io però ero chiamata a condividere i miei spazi e ciò mi creava un certo disagio. 
Ho cercato comunque di entrare e di accogliere in modo molto semplice e sincero, a volte raccontando da quale punto della casa ero collegata e chiedendo ai bambini che volevano di fare lo stesso.
Mi ricordo la libreria di S., il letto con la scrivania di H., la cameretta di V., la sedia da pilota di D., ma soprattutto le telecamere spente perchè erano quelle che facevano più preoccupare.
Quando fuori dalla videolezione, in chiamate individuali, chiedevo al singolo bambino o bambina come mai sceglieva di non farsi vedere, le risposte erano varie: chi si vergognava per i capelli in disordine, chi aveva il fratellino più piccolo che gli dava fastidio e chi per una cattiva connessione.


I tempi

Il numero settimanale delle video lezioni e i tempi sono stati dettati dalla dirigenza scolastica, ma è evidente che questo lavoro continuava al di fuori dei collegamenti con Meet.
Ho strutturato una scaletta per le videolezioni, volevo che fosse un' ora piacevole. Cercavo di non appesantire troppo e nemmeno di rendere le lezioni troppo superficiali.
Ho optato per questa scelta:

    • Accoglienza e saluti

    • Chiedere ai bambini quali difficoltà avessero avuto, se fossero riusciti a svolgere le attività da soli o se le avessero fatte in gruppo o altro

    • Le loro osservazioni su come procedeva il lavoro

    • Introduzione della lezione del giorno

    • Attività collettiva, ad esempio dettato, esercizio di grammatica, lettura di un testo...

    • Spiegazione di come continuare il lavoro in autonomia

    • Saluti finali


Lavorare in classe lavorare a distanza

Quando sono in classe, nello svolgimento delle lezioni come nel gioco, tendo a dare libertà e autonomia ai bambini e alle bambine, osservo pronta ad intervenire quando e se occorre.

A distanza tutto è più complicato, non potevo intervenire, perchè al video sfuggono tante cose. 
È  troppo veloce la videolezione perchè manca di quegli importanti tempi “morti”, che lo sono solo per definizione, ma invece sono utilissimi per confrontarsi tra pari, riflettere se la spiegazione è stata chiara e sufficiente o si necessita di ulteriori indicazioni e soprattutto, in quei momenti si realizza il passaggio dalla consegna di lavoro all'azione in cui prendi la penna, scegli il colore, decidi come usare il quaderno, gesti banali solo per i non addetti ai lavori!

Osservandoli anche nel loro muoversi, capisco e chiedo loro se hanno bisogno di chiarimenti, a volte gli basta anche solo un piccolo gesto di conforto per acquisire la sicurezza necessaria ad affrontare l'attività. Ci sono stati dei bambini che hanno avuto disagi nelle lezioni a distanza, alcuni avvertivano il ritmo serrato della sessione e ne mostravano l'insofferenza.


Didattica multidisciplinare inclusiva

Per proporre l'osservazione della luna, noi insegnanti del gruppo Mammut abbiamo ricercato e ci siamo scambiati tanto materiale didattico e di studio.
La proposta di lavoro presentata ha avuto come caratteristica fondamentale l'uso di diversi linguaggi disciplinari, che consente di non escludere nessun bambino, poiché tutti riescono a trovare il proprio linguaggio preferenziale.
Realizziamo così un'implicita didattica inclusiva, che non discrimina in alcun modo i bambini e le bambine.

Abbiamo attinto dalla letteratura proponendo l'ascolto di alcuni brani adattati de L'Orlando furioso di Ariosto, dalla mitologia abbiamo preso il mito di Selene ed Endimione, abbiamo cercato nelle leggende e abbiamo scelto quella che spiega perchè i lupi ululano alla luna. Nella nostra ricerca abbiamo trovato tante poesie di vari scrittori tra cui Rodari. 
Dal panorama musicale italiano ed internazionale, abbiamo selezionato tanti testi di autori vari che ci parlavano della luna. 

Tutto questo materiale è stato utilizzato per affrontare le varie discipline, di cui nessuna è stata mai considerata di un livello di importanza inferiore alle altre.


Attività svolte per le varie discipline

Italiano: dettati, letture, comprensioni del testo, analisi grammaticale, coniugazione dei verbi, riassunti, studio delle metafore e delle similitudini presenti nelle poesie.
Osservare la luna è stato indispensabile per la scrittura dei testi, provare a descrivere il satellite della Terra, per consentire ai bambini di immaginare il proprio viaggio lunare e di poter parlare di sé. 

Storia: parlare della luna ci ha permesso di scoprire quando e da dove è partita la missione Apollo 11, conoscere l'evento storico dell'allunaggio.

Geografia: abbiamo affrontato le fasi lunari, come i movimenti della luna influenzano la vita sulla terra, le maree, quali sono i movimenti della Terra, i fusi orari.

Musica: abbiamo proposto le canzoni dedicate al satellite terrestre.

Si è delineato, come si può vedere, un percorso storico, narrativo, geografico e musicale per permettere ai bambini la comprensione e l'apprendimento di ciò che stavano scoprendo.

Per esemplificare, ecco alcune consegne assegnate ai bambini:

    • 08/04/2020 – Diario personale, poesie, osservazioni della Luna e Venere, mito e leggenda sulla Luna

    • 27/04/2020 – Dalle similitudini alle metafore

    • Le stagioni, i giorni e le ore

    • Analisi di voci verbali


I confini disciplinari

Nei giorni in cui abbiamo cominciato l'osservazione della luna c'era stata la Pasqua cristiana e quella ortodossa e con la luna nuova iniziava il Ramadan. 
Un'esperienza molto significativa per la classe è stato scoprire come le principali feste religiose a cui ciascun bambino o bambina è legato per l'appartenenza a quella fede, siano dipendenti per scelte antropiche a determinate fasi lunari. 

I bambini apparivano entusiasti di poter parlare delle loro tradizioni e di conoscere quelle dei compagni. 
Mi ricordo bene l'esclamazione di N. che ha detto: ”Maestra ora capisco perchè Pasqua non viene mai nello stesso giorno come il Natale!”

Quelli che stavano facendo il Ramadan raccontavano l'orario in cui si svegliavano per la preghiera, della loro resistenza al digiuno, i motivi della scelta di non fare ancora il Ramadan o di farlo solo nel weekend. 
In quale disciplina rientrava questo importante scambio culturale? Era davvero importante collocare tutto ciò in un ambito?


Costruire cultura

Il parlato è uno dei nuclei fondanti dell'italiano e sicuramente lavoravamo intorno a questo nucleo, ma è evidente che stavamo facendo un discorso di tipo antropologico. 

Si manifesta così, quanto gli insegnanti sanno bene, ovvero che i confini tra le discipline sono fittizi ma quello che più non può sfuggire da questo esempio, è che i bambini mettono in campo il loro vissuto, se lo scambiano e lo fanno diventare patrimonio culturale comune.


Venerdì 5 Giugno 

Questo anomalo 2° quadrimestre è finito, è tempo di valutazione.
Come si può valutare un bambino a distanza? 
Perchè non siamo riusciti a raggiungere tutti?
Come valutiamo i bambini che hanno avuto difficoltà? 
Quale osservazione abbiamo potuto agire telematicamente? 
A chi arrivava la DAD?
Queste e le domande che erano emerse all'inizio del percorso tornavano ad imporsi.

Si riconfermava la difficoltà di dare delle risposte certe e valide per tutti e tutte le bambine/i.
Abbiamo perciò deciso di valutare la disponibilità, l'adattamento e la dedizione espressa da tutti.

In fondo DAD vuol dire anche questo.

Mobirise

CHI SIAMO

  • CARLA FEDELE - È insegnante di scuola primaria presso l’IC 10 di Modena, plesso Anna Frank / Marconi. Insegna da circa vent’anni.
    Ha frequentato 5 stage formativi, sul tema della narrazione, condotti da Franco Lorenzoni e Roberta Passoni, presso “la casa laboratorio” di Cenci, in Umbria, tra il 2012 e il 2017.
    Attiva nel Gruppo di narrazione orale di Modena, per cui ha condotto vari laboratori di formazione al MEMO.
    È diplomata istruttrice Yoga bimbi, metodo Balyayoga, con diploma riconosciuto dal CONI. Conduttrice di laboratori yoga, nell'anno scolastico 2016/2017, ha realizzato il progetto “Yoga con le storie, attività alternative all’IRC”, presso l'IC 2 di Modena, scuola Galileo Galilei.
    È attiva nel MCE (Movimento di Cooperazione Educativa), Gruppo territoriale Modena.
    Ha frequentato i “Cantieri per la formazione” MCE, nell'anno scolastico 2018-19 a Chieti.
    Con Paolo Zanni e Stefano Cardillo ha fondato il MOMUT, gruppo di ricerca-azione pedagogico-didattica, che collabora con il MAMMUT di Napoli. 
  • GRUPPO MOMUT MODENA
    Cosa è
    Il Momut è un gruppo modenese di ricerca azione, sorto nel giugno 2018, formato da alcuni insegnanti, prevalentemente di scuola primaria (non in modo esclusivo e programmatico), che praticano in classe “la pedagogia dei cerchi” e che si sono dati il compito di sperimentare e diffondere alcune strategie di didattica cooperativa coniugandola ad un’autentica attenzione pedagogica che metta i bambini al centro, sia sul piano della relazione che dell’azione didattica.
    Da dove nasce e come si muove
    Il Momut si è dato il compito di coagulare intorno a un progetto di scuola attiva insegnanti interessati e disponibili del territorio modenese e di metterli in rete per uscire da un’azione scolastica oggi pericolosamente isolata e marginale.
    Ha iniziato un percorso di esplorazione educativa e di contatti utili con altre realtà scolastiche, locali e nazionali, come l’APEI, di collaborazione di enti come Memo e di dialogo con la pedagogia libertaria, di cui riconosce la formidabile audacia educativa. Coltiva un rapporto di fattiva collaborazione con il Gruppo di narrazione orale di Modena, che conduce una continua opera di sperimentazione e ricerca sul Cerchio narrativo.
    Si muove nel contesto della scuola pubblica, nell’orizzonte pedagogico e culturale del MCE assumendo come punti di riferimento nazionale l’azione educativa del Mammut di Napoli con Giovanni Zoppoli e di Franco Lorenzoni, fondatore della Casa Laboratorio di Cenci.
    L’orizzonte culturale e politico
    Il suo ambito culturale e politico naturale è quello del MCE, al quale è collegato organicamente aderendo alle sue campagne e iniziative culturali e formative, e di cui si considera un sottogruppo locale con una propria autonomia progettuale e operativa.
  • GIOVANNI ZOPPOLI - È nato a Napoli nel 1972. Si occupa di ricerca-azione pedagogica e sociale a partire da marginalità urbane e di intercultura.
    Ha lavorato nei campi rom di Napoli e Bolzano.
    Conduce percorsi di formazione per i docenti della scuola primaria e master universitari a Napoli, Roma e Milano. Fa parte di “Osservazione”, centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti e dell’Osservatorio su pedagogia e bambini-adolescenti Rom e Sinti.
    Coordina il Centro Territoriale Mammut, programma nazionale di ricerca e operatività sociale, con sede a Scampia. È cronista per il quotidiano Alto Adige e collaboratore delle riviste “Lo Straniero” e “Zazà due”.
    Insieme a Maurizio Braucci, ha curato il volume “Napoli comincia a Scampia” (L’Ancora del mediterraneo, 2005). Nel catalogo di orecchio acerbo: “Gago” illustrato da Maja Celìja (2007).
    Maestro elementare a Napoli.
  • ROBERTO LOVATTINI - Vive a Piacenza. Ha lavorato come operaio, successivamente è stato portalettere, finché ha potuto realizzare uno dei suoi sogni: diventare maestro elementare.
    Insegna da circa quarant’anni.
    Ha fatto parte della redazione di “Cooperazione Educativa” e della Segreteria Nazionale del Movimento di Cooperazione Educativa. Ha scritto numerosi articoli per riviste e giornali, tra cui Libertà, il quotidiano della sua città, con significativi contributi su esperienze didattiche e pedagogiche.
    Attualmente cura una rubrica settimanale su Libertà, “Notizie Positive alla Don Minzoni”.
    È stato collaboratore ed amico di Mario Lodi.
    Ha tenuto laboratori didattici e corsi di formazione per insegnanti sull’apprendimento naturale della lingua scritta.
    È stato Assessore alla Pace nel Comune di Pontenure (PC) negli anni 1985/1990.
  • PAOLO ZANNI - Laureato in Pedagogia a Bologna, insegna nella scuola primaria a tempo pieno da circa 40 anni.
    Attivo nel Gruppo di narrazione orale di Modena, per cui ha condotto alcuni laboratori di formazione a MEMO.
    Insieme a Carla Fedele e Stefano Cardillo anima il MOMUT di Modena, gruppo di ricerca/azione pedagogico/didattica.
    Di sé dice: “Ho sempre insegnato con passione. Il mio miglior dono? Averne ancora tanta! Con i bambini ritrovo il mio essere bambino, da loro attingo l’entusiasmo per ciò che amano e restituisco loro la passione di ciò che amo io. Insieme cresciamo”.

PER APPROFONDIRE

BIBLIOGRAFIA

  • Guida Fabbri 2000 : per gli insegnanti della scuola primaria / diretta da Sergio Neri e Dino Cristanini, Milano : Fabbri
  • Con il cielo negli occhi : imparare a guardare lo spazio e il tempo : un viaggio di conoscenza nel cosmo, proposto a bambini e ragazzi attraverso il corpo, l'osservazione, il disegno, la geometria e racconti di miti, Franco Lorenzoni ; prefazione di Emma Castelnuovo, Citta di Castello : Marcon Gruppo Editoriale, 1991
  • L'alfabeto dei sentimenti, Janna Carioli, Sonia M. L. Possentini, Casalecchio di Reno : Fatatrac, 2013
  • Dire, fare, inventare : parole e grammatiche in gioco, a cura di Nerina Vretenar ; con testi di Bepi Malfermoni, Trieste : Asterios, 2019
  • Manuale del giovane scrittore creativo, Bianca Pitzorno ; con le più belle foto dell'album di Prisca Puntoni ; illustrazioni di Antongionata Ferrari, Milano : Mondadori, 2003
  • Laboratorio poesia : officina di scrittura creativa, Cristina BalzarettiTrento : Erickson, 2016
  • Narrare la scuola : insegnanti riflessivi e documentazione didattica, a cura di Senofonte Nicolli ; postfazione di Dimitris Argiropoulos ; contributi di Giulia Birolo, Annalisa Busato, Tiziano Battaggia ... [et al.], Trieste : Asterios, 2018


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