Essere bambini in ospedale


“Cosa ci faccio in ospedale?” I bambini e il rapporto con il proprio corpo e se stessi nell’esperienza ospedaliera

 

Ammalarsi e fare esperienza di un ricovero ospedaliero e di un percorso di cura, non è di certo una esperienza familiare, soprattutto per un bambino.
La non familiarità con l’ambiente clinico, pieno di macchinari e cose insolite, la separazione dagli ambienti conosciuti, la percezione del tempo, che nel bambino (soprattutto piccolo) è diversa, connotata da scarsi riferimenti, per cui anche un tempo breve può sembrare interminabile.
Insomma, perché il bambino non si perda nel bosco, per usare una metafora delle favole, è necessario che non si senta “oggetto”, ma “soggetto”
Alla luce di queste considerazioni, diventa dunque fondamentale, dare l’opportunità ai bambini, di esprimere verbalmente e graficamente, le paure, le ansie, il disagio che simili eventi possono provocare.
Questo progetto è stato pensato e va avanti ormai da molto tempo, per dare l’opportunità ai bambini di uno spazio-tempo di riflettere “facendo”, sul loro sentirsi ed ascoltarsi all’interno della malattia e far uscire emozioni e stati d’animo che spesso vengono negati.
L’espressione attraverso il disegno, di se stessi, del proprio corpo, anche nelle proprie fragilità, consente ai bambini di acquisire una sorta di “rilassatezza della mente”, un’opportunità di lasciarsi andare nelle tensioni generate dall’esperienza della malattia e del ricovero ospedaliero, che sono fondamentali nel processo di rielaborazione delle esperienze.

Un clima appropriato, accogliente, positivo, non giudicante, nel quale il bambino possa aprirsi alle emozioni senza timori, raccontando di sé e di quello che gli succede senza sensi di colpa e senza specchiarsi nella naturale preoccupazione dei genitori, può fare molto per il suo benessere psico-fisico.

 

I racconti e le rappresentazioni dei bambini

 

"Io mi chiamo S. e ho 9 anni, io mi sono molto spaventata perché sono svenuta e avevo anche molto male qui… come si chiama… qui dove c’è il cuore.
Le dottoresse sono state molto gentili e dopo un pochino la paura mi è passata… mi hanno consigliato di venire qui e non pensarci.
Infatti mentre gioco sto un po' meglio, forse perché ci penso di meno e ci sono molte cose da fare e la paura passa… ma non del tutto.
Ho cercato di disegnare il mio corpo visto da dentro… sono andata un po' di fantasia perché non so bene bene come siamo fatti… ma secondo me è così".

 

"Sono A., ho 11 anni.
Io sono del Ghana, però vivo qui… a Modena.
Faccio un po’ fatica a parlare perché sono ancora molto stanca… sono in ospedale da molti giorni.
Io ho una malattia che fa diventare i globuli rossi di forma diversa… non rotondi che si sono “agglobati” e mi hanno fatto venire molto mal di testa.
Infatti vedi ho ancora i punti perché mi hanno operato… ma adesso sto molto meglio, abbiamo anche fatto i laboratori di Natale insieme ti ricordi?
A volte divento triste… vuoi che ti dico perché? Ma tanto tu lo sai… perché te l’ho detto… così lo sanno anche gli altri…
Io non dovrei essere qui".

 

"Mi chiamo M., ho sette anni.
Io di solito vado a scuola e al pomeriggio faccio i compiti…però in questi giorni no… perché sono qui.
Sono venuta in ospedale perché mi fa male la testa… a volte sì e a volte no… così i dottori devono capire perché.
La cosa più fastidiosa è stata mettere la farfallina nel braccio, perché subito un pochino male mi faceva, ma dopo mi hanno messo una fasciatura e adesso va molto meglio.
Mi sono spaventata un pochino perché non sono mai stata in ospedale… è diverso… mi annoiavo a stare in camera…
Poi mi hanno detto che potevo venire qui a giocare e a disegnare e allora adesso mi annoio di meno, perché faccio delle cose… e gioco con voi e altri bambini.
Sono tutti molto gentili e mi spiegano sempre tutto quello che devono fare… i dottori… ho meno paura ma vorrei andare a casa presto".

 

"Non è tanto facile disegnare il mio corpo… però ci provo eh… mi disegno sdraiato così si capisce meglio come sono fatto… e poi qui in ospedale sono stato molto sdraiato quindi…
Io è da un po’ di giorni che son qui in pediatria… che meno male che c’è questo posto perché se no mamma mia che noia passare il tempo…
Ci sono solo i dottori e gli infermieri che o ti devono visitare, o ti fanno delle domande, o ti fanno degli esami… quattro buchi ho fatto, poi mi hanno messo la farfallina…
Io son venuto qui perché mi faceva male lo stomaco e anche un po’ la pancia, mi hanno fatto la foto e hanno visto che ho il reflusso… si chiama così…
Poi ti ricordi che abbiamo guardato quel libro del corpo umano? Dove c’erano disegnate le cose che abbiamo dentro? Tipo il cuore, il sangue, lo stomaco e ho capito un po’ come siamo fatti dentro, così ho disegnato così, perché secondo me è così dentro la mia pancia.
E però all’inizio non avevo molta voglia di parlare, perché mi era venuta paura… poi mi hanno spiegato che non è grave e adesso sto meglio e ho anche voglia di giocare, così son venuto qui".

 

 

 

 

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