Non è stato facile per le insegnanti scuola dell’infanzia e le educatrici dei nidi ripensare il proprio ruolo in un contesto che ha stravolto tutti i punti fermi di una professione basata sulla relazione di prossimità, costruita su gesti di vicinanza: abbracci, cure, sguardi. Lo stesso e forse anche di più si può dire per le cuoche e le collaboratrici scolastiche. Fin da subito è emersa nei gruppi di lavoro l’urgenza di trovare modalità per mantenere viva e costante la relazione con i bambini e le loro famiglie.

Sono stati definiti Legami Educativi a Distanza, il corrispettivo della DAD per lo 0-6, le modalità adottate dal personale dei servizi 0-6 per continuare a svolgere il proprio ruolo educativo nel periodo di sospensione delle attività educative e scolastiche in presenza. In questo sito vengono raccolte le esperienze dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali e della Fondazione Cresciamo.

Abbiamo inoltre raccolto alcune testimonianze di altri servizi del sistema integrato Modena 06.

Lo Spazio Incontro è un Servizio Educativo del Comune di Modena molto particolare, accoglie bambini da zero a 6 anni di età, con possibilità di accesso anche per i bambini più grandi.
Ci occupiamo anche dell'accompagnamento, cioè della cura dei bisogni delle famiglie di bambini nel reparto onco ematologico, sempre nel reparto pediatria del Policlinico.

I racconti della Buonanotte a cura di Ivana Carri, insegnante presso lo Spazio Incontro del reparto di Pediatria del Policlinico di Modena
A proposito di questi bambini è fondamentale dire che in una situazione normale, proprio per i percorsi terapeutici che loro devono affrontare, vivono una situazione di isolamento già di per sé. Questo determina una situazione di cambiamento nella loro routine, nella loro relazione sociale, ma anche per i loro familiari, si interrompe il percorso scolastico per molti mesi e questo, unito alla preoccupazione per malattie e cure importanti, determina una situazione molto pesante.
Durante i mesi di chiusura dei servizi educativi all'interno della pediatria legati alla pandemia da Covid, la loro situazione di isolamento, di solitudine si è oltremodo ampliata.
Noi insegnanti ed educatori li accompagnano per molti mesi durante i loro percorsi di cura pensando per loro e con loro attività di coinvolgimento, di distrazione, per fare in modo che la loro permanenza in ospedale sia per loro il meno pesante possibile.
La prima preoccupazione è stata quella di individuare delle strategie che pur nella distanza potessero mantenere una sorta di contatto e di legame per farli sentire meno soli e isolati.
Al di là delle chiamate e delle video chiamate quotidiane che tutte noi insegnanti abbiamo ampiamente fatto è nata l'idea di continuare a raccontare, a narrare loro delle storie, delle favole, come facevamo in reparto insieme a loro. E l'abbiamo fatto videoregistrandole.
In questo modo i bambini ci potevano vedere, ascoltare le loro storie preferite, che poi sono diventati i racconti della buona notte. Queste storie venivano pubblicate due volte alla settimana alla sera, sulla piattaforma facebook, nella pagina Mobi 0-6 del Settore Istruzione del Comune di Modena.
Strumento molto prezioso e fondamentale. Ci siamo accorte che i bambini attendevano queste storie, sì è creato una sorta di aspettativa, e questo è servito a dare una scadenza al tempo lento che passava. Non è stato facile, soprattutto all'inizio, reinventarsi questo modo di mantenersi in contatto, non lo è stato per nessuno.
Il nostro è un lavoro di relazione. Le relazioni soprattutto con i bambini sono fatti di elementi molto sottili, di contatti, di vicinanza, di empatia, di sguardi, di cose dette anche senza usare le parole.
Questi elementi non sono facilmente trasmissibili attraverso lo schermo di un computer o di un telefono. Credo però fortemente che, nell'urgenza del bisogno, si possono trovare nuove, idee, strategie, forza, anche per tentare di trovare soluzioni che possono in un certo modo alleviare la situazione di questi bambini e migliorarla per quanto possibile.

Quello che abbiamo cercato di fare noi è continuare il progetto educativo in modo che ci fosse continuità e non ci fossero spaccature pur con le differenze che abbiamo dovuto mettere in atto. Abbiamo lavorato su due livelli: un livello verticale, con un incontro settimanale del direttivo che comprende tutti i coordinatori di ogni grado scolastico, dal nido alla scuola secondaria di primo grado, e un livello orizzontale con collegi settimanali dei nidi e delle scuole dell'infanzia principalmente in intercollegio per avere più possibilità di confronto. Obiettivo degli incontri era quello di progettare soluzioni per mantenere il legame educativo e affettivo con i bambini e per consolidare sempre di più l'alleanza con le famiglie.

Esperienza presentata a Modena Smart Life 2020 da Elisabetta Boldrini e Giulia Montanari della Cooperaliva La Carovana
Naturalmente, dopo lo smarrimento iniziale, il nostro desiderio più forte era di tenere vivo il legame con i nostri bambini. Ci siamo poste una domanda: "Cosa possiamo fare?" Siamo partite da quello che avevamo: la collaborazione dei rappresentanti dei genitori e la possibilità di contattare le famiglie tramite email, ma questo non ci bastava. Non ci bastava di mandare dei video nostri dove i bambini sentivano solo le nostre voci, avevamo invece il desiderio come insegnanti di mantenere vivo il legame con i nostri bambini e il desiderio di poterli vedere.
Quindi abbiamo iniziato facendo dei brevi video di saluti, delle breve letture inviate tramite email ai genitori.
Abbiamo deciso che ogni sezione dei servizi 0-6 anni una volta alla settimana avrebbe inviato alle famiglie una proposta educativa-didattica.
Abbiamo dato grande spazio alla creatività di ogni insegnante nel realizzare, tramite video, tutorial, giochi, letture, ricette di cucina, esperimenti scientifici, tombole, giochi dell'oca, memory, cacce al tesoro. Sono stati coinvolti anche gli esperti di inglese, psicomotricità, musica, che in presenza avrebbero dovuto lavorare all' interno delle scuole.
Durante il lockdown abbiamo cercato di mandare delle proposte che si potessero realizzare in casa o nei giardini come, ad esempio, costruire un aquilone.
Avendo ogni insegnante una mail istituzionale abbiamo creato un'interessante relazione con le famiglie perchè abbiamo dato loro l'opportunità di inviarci foto e disegni delle attività che i bambini realizzavano a casa, non solo in relazione alle nostre proposte educative, ma anche a quello che vivevano all'interno delle famiglie, con i genitori.
Per Pasqua ogni scuola ha voluto realizzare una video lettura per augurare a tutti quanti Buona Pasqua e ogni insegnante ha letto un pezzo di un libro come augurio a tutte le famiglie, cercando di mantenere viva l'unità della scuola.
Siamo riusciti anche a realizzare i progetti di continuità verticale: grazie alla collaborazione con le insegnanti del nido e della scuola primaria abbiamo realizzato dei video con la lettura dei libri che abbiamo usato come progetto ponte.
Abbiamo cercato di mantenere la routine dei compleanni mandando sul gruppo Whatsapp della sezione un augurio a ogni singolo bambino, e una cosa carina che hanno fatto tutti i bambini è stato inviare un buon compleanno anche a noi maestre.
Abbiamo cercato di risaldare il patto-educativo tra scuola e famiglia durante le assemblee di sezione svolte su Meet.
Grazie a questo patto abbiamo stabilito degli incontri di LEAD a scadenza settimanale o quindicinale (a seconda delle fasce di età) mantenendo sempre un giorno fisso per aiutare le famiglie. Gli incontri avevano la durata di 45’ o un’ora.
Abbiamo cercato di creare una certa routine durante le video chiamate: canzone iniziale, gioco o lettura o conversazione, canzone finale e saluti.
Abbiamo utilizzato il blog sul sito della scuola per caricare filmati e proposte educative-didattiche accessibili a tutti. Veniva utilizzato non solo dai servizi 0-6 anni ma anche dalla scuola primaria e secondaria.
Abbiamo inoltre richiesto un feedback ai genitori di quello che era successo in questo periodo.
Sono stati realizzati momenti di verifica con i rappresentanti dei genitori e la direzione e anche dei momenti di verifica con il consiglio di gestione di ogni struttura, per evidenziare le criticità e anche gli aspetti positivi di quanto era stato fatto durante questo periodo.

Nella prima fase il contatto con le famiglie è stato immediato attraverso l’invio di messaggi tramite Whatsapp, successivamente abbiamo cercato uno strumento che fosse più coerente dal punto di vista pedagogico con il nostro progetto. Quindi uno strumento che non avesse dall'altra parte qualcuno che passivamente aspettasse un messaggio, ma che favorisse lo scambio. Oltre alle piattaforme per le riunioni abbiamo creato per ogni sezione uno spazio su Drive che in un qualche modo recuperasse un idea di partecipazione delle famiglie, perché sul cloud venivano postate non solo le proposte delle educatric,i ma anche le risposte da parte delle famiglie a quelle proposte. Lo scopo era quello di dare una possibilità alle famiglie di seguire il tipo di percorso che loro stessi stavano contribuendo a creare e lasciare così una traccia di memoria, dando valore alla documentazione come pratica fondamentale per tutti i servizi da 0-6.
Inizialmente abbiamo cercato di collegarci al progetto educativo-pedagogico avviato, proponendo letture e conseguenti rilanci di proposte
Grazie alle riunioni di sezioni e ai colloqui individuali abbiamo poi individuato un progetto che potesse rispondere al meglio possibile ai bisogni che in quel preciso momento stavano attraversando sia i genitori che i bambini.
Abbiamo quindi chiesto una grande collaborazione ai genitori invitandoli ad essere in un certo senso i nostri occhi. Gli abbiamo chiesto di osservare i loro bambini, di raccontarci cosa facevano principalmente durante le giornate e soprattutto di cogliere le emozioni che i bambini manifestavano.
Sono emersi due aspetti in particolare che ci hanno fatto riflettere come collettivo e abbiamo voluto approfondire. Un tema sollevato dai genitori durante gli incontri era la difficoltà che avevano di portare i loro bambini all'esterno una volta terminato  il lockdown.
Dopo tanti giorni passati tra le mura domestiche non vedevano i loro bambini sereni fuori casa. Quindi si è pensato di rispondere al meglio a questo bisogno. Abbiamo utilizzato un libro, un canale conosciuto dai bambini e allo stesso tempo coerente nei contenuti con il progetto educativo avviato durante l' anno.
Il libro è A caccia dell'Orso che tratta argomenti riguardanti la scoperta della natura e la bellezza dello stare all'aperto.
Prendendo alcuni tratti del libro, abbiamo invitato i bambini a uscire di casa e provare a camminare nell'erba e ascoltare i loro passi, abbiamo poi chiesto di correre tra gli alberi e ascoltare il rumore del vento che muove le foglie dei rami e cercare una fontana e soffermarsi ad ascoltare il rumore dell'acqua che scorre.
Un altro aspetto importante che ci ha fatto riflettere sono stati la paura e il timore espressi dai genitori che i bambini perdessero tempo a stare in casa e quindi che non avessero un ambiente idoneo e stimolante quale il Nido.
Abbiamo allora pensato di proporre ai genitori per i loro bambini delle attività di vita pratica, come l’apparecchiatura, il lavaggio dei piatti o la preparazione di semplici merende.
In questo modo abbiamo voluto sottolineare ai genitori quanto queste piccole mansioni quotidiane, che i loro bambini vedono fare tutti i giorni, possono rispondere pienamente al bisogno di fare del bambino, aiutandoli anche ad allenare certe capacità cognitive legate alla manualità, alla socialità, al prendersi cura di sé stessi e dell'ambiente che li circonda.

Le prime settimane sono state settimane di smarrimento, di incertezza: come equipe abbiamo cercato di incontrarci, anche a distanza, perché avevamo bisogno di capire dove eravamo.

Esperienza presentata a Modena Smart Life 2020 da Sonia Zaldini e Elena Marchi dei nidi Girasole 1 e Girasole 2
Eravamo certe che prima di prenderci cura degli altri e di poter accompagnare in qualsiasi modo le famiglie in quel periodo, avevamo bisogno di capire dove eravamo noi.
Si parla sempre tanto di nidi, di scuole che sono istituzioni, ma non dobbiamo dimenticarci che all'interno di queste istituzioni ci sono persone. Come ci approcciamo? Come potevamo entrare in una relazione dove, in questo caso, la situazione era ribaltata e dovevamo essere noi ad entrare all'interno delle famiglie? Certo non eravamo più all’interno dei nidi, la nostra quotidianità era stravolta, anche perché come nella maggior parte dei servizi 0-6, noi siamo donne chiamate a mantenere un equilibrio tra l’essere madri, mogli, figlie, oltre che ad essere professioniste.
Quindi c'era anche la necessità di andare a lavorare su quello che eravamo noi, in quel momento.
Abbiamo organizzato attraverso Meet degli incontri, in equipe, dove ognuna di noi si è raccontata e ha deciso di raccontarsi secondo il linguaggio che le era più consono, chi attraverso il linguaggio verbale, chi attraverso un linguaggio grafico-pittorico. Abbiamo utilizzato un linguaggio compositivo. Cioè ogni educatrice ha scelto la propria modalità per raccontarsi alle proprie colleghe. Potevamo scegliere di raccontare anche la nostra vita personale, ma sicuramente al centro c'era  quella che era la vita professionale, come ci sentivano come educatrici in quel momento.
Da questo scambio e dal linguaggio compositivo è emerso un racconto sull'armonia della resilienza, l'importanza dell'empatia, dell'incontro, perché ci stavamo preparando ad incontrare le famiglie. Ci siamo immaginate un domani di cose belle. Quindi abbiamo inserito tutti quegli oggetti che andavano a rappresentare quello che per noi era il nostro essere in quel momento.
Si è sviluppata quindi una mappa dei valori dei nidi Girasole, che ha dato particolare evidenza al mondo del “castello degli incontri”. Che cosa vuol dire incontrarsi quando ci viene chiesto di rimanere a distanza?
“L'albero dell'ascolto”, la nostra pedagogia, parte da una pedagogia che si sa mettersi in ascolto di chiunque entra all'interno del servizio, si mette in osservazione e noi in questo momento ci mettevano in ascolto di noi stesse.
“La panchina delle parole”, “la spiaggia del sole” intesa come sorriso ci ha ricordato l'importanza di non perdere i sorrisi e la consapevolezza che dovevamo ricercare nuove strategie creative per affacciarsi alle nostre famiglie, in un percorso che però aveva delle scale di incertezza.
Avevamo però una grande forza, era quella dell'empatia, e sapevamo che se rimanevamo unite come equipe, perché questa è la forza dei servizi zero-sei anni, saremmo riuscite ad entrare con delicatezza nella casa delle famiglie.
Sono emersi alcuni punti fermi: noi non volevamo sostituirci alle famiglie, la quotidianità era a casa loro, non potevamo farla noi e  non ci piaceva neanche l'idea di riempire le famiglie di proposte, solo “di fare”,  perché voleva dire mettere i bambini molto piccoli davanti allo schermo. Volevamo accogliere tutte le famiglie senza che nessuno si sentisse escluso, perchè doveva consegnarci un qualcosa, o farci avere un qualcosa.
Abbiamo dunque pensato ad alcuni rilanci di esperienza che nelle mani dei genitori potevano essere giocati e giocabili, a loro piacimento .
Partendo da noi stesse in quanto educatrici abbiamo avuto la voglia di metterci in contatto con le famiglie dei nostri bambini per sapere come stavano vivendo questa nuova quotidianità , per sapere come stavano, quali erano le loro emozioni, ed eravamo molto curiose di capire se quel famoso “filo rosso” che fin da allora avevamo creato con tanta cura durante l'anno con loro, si stava sgretolando.
Abbiamo voluto accorciare le distanze, entrando in punta di piedi nelle case delle famiglie, creando delle chat, che abbiamo chiamato “distanti ma uniti”, due chat diverse, una per la sezione dei grandi e una per la sezione dei medi, con un regolamento. Ci siamo dati delle regole per queste chat, a cui i genitori potevano scegliere se partecipare o meno, in base alla disponibilità a condividere con noi e con il gruppo.
L'obiettivo era appunto quello di accorciare le distanze, di usare una strategia per vivere questo momento nel condividere. È stato bellissimo perché ci siamo rese conto che queste chat erano diventate un pozzo di idee dal quale tutto il gruppo poteva attingere, perché il gioco di un bambino diventava un gioco diverso per un altro bambino.  Quindi era un rilancio continuo attraverso foto, narrazioni, disegni, in cui appunto il gioco di un bambino, mutando, diventava un arricchimento per il gioco di un altro bambino.
Per esempio, al nido giochiamo spesso nel contesto della costruttività, abbiamo creato un video in cui abbiamo raccolto alcune immagini e foto dei nostri bambini mentre giocavano nello spazio dedicato alla costruttività, e abbiamo chiesto loro in che modo giocassero a casa con gli elementi domestici e anche qui sono nate nuove idee che hanno dato vita a nuove sollecitazioni per tutto il gruppo dei bambini.
Leggendo il testo A casa dell'orso i bambini hanno costruito all'interno della loro casa una propria tana che hanno poi hanno condiviso nelle diverse chat al gruppo.
Abbiamo creato anche un legame molto intimo, ad esempio nel momento della festa della mamma,  abbiamo inviato un video con una raccolta di foto e di immagini di tutte le mamme durante la fase dell'ambientamento, e questo è stato un modo  per ricordare un momento al nido, vissuto dai bambini con la mamme.
Alla fine abbiamo creato dei piccoli gruppi di video-chiamate, in cui ognuno, rispettando tutte le soggettività dei bambini, potesse anche  condividere e regalare un sorriso a tutti i componenti del gruppo, e ognuno ha reagito a questo video-chiamate a suo modo.
Questo è stato il nostro modo di accorciare le distanze e di entrare piano piano nelle case, in questo periodo complicato.
Abbiamo fatto una verifica del periodo del lockdown  prima di iniziare i centri estivi. Credo che l'obiettivo di raggiungere tutte le famiglie nei due nidi sia stato raggiunto, insieme a quello di restituire sempre una visione di comunità e non del singolo, che è stato possibile grazie all’opportunità di utilizzare i materiali di osservazione che i genitori ci inviavano singolarmente.  È stato un anno educativo che ha aperto e riaperto nuove sfide perché come nido d'infanzia non eravamo abituati a usare il digitale, lo usavamo pochissimo, poiché siamo abituati a vivere l'esperienza in presenza ed avere i genitori all'interno dei servizi.
Una frase ci ha accompagnato e ci accompagna tuttora:
“Certi legami sfidano le distanze, il tempo e la logica, perché ci sono legami che sono semplicemente destinati ad essere”.  Aggiungiamo che  l'importante è prendersi cura l'uno dell'altro, fondamentale in questo momento di incertezze.

 

Orientamenti Ministeriali LEAD

 

La Commissione per il Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, per supportare gli operatori dei nidi e delle scuole dell’infanzia nell’opera di rinsaldamento delle relazioni educative con i bambini del nido e della scuola dell’infanzia e con i loro genitori durante e dopo la fase emergenziale legata alla pandemia, ha elaborato degli Orientamenti pedagogici sui legami educativi a distanza (LEAD), nei quali propone “un modo diverso per fare nido e scuola dell’infanzia”, dando anche conto delle buone pratiche messe in atto dal personale educativo e docente da marzo in poi.

L’obiettivo del documento è quello di valorizzare il lavoro svolto dai nidi e dalle scuole durante l’emergenza sanitaria, di stimolare consapevolezze professionali a più ampio raggio, di prefigurare un pensiero positivo volto alla riapertura delle strutture educative per i più piccoli.

 

DOWNLOAD

 
Comune di Modena
MEMO - Multicentro Educativo "Sergio Neri" Modena
 

Contatti

Indirizzo:
MEMO - Multicentro Educativo "S. Neri"
Viale Jacopo Barozzi, 172
41124 Modena

Telefono:
059 2034311

Email:
memo@comune.modena.it

Contattataci ora:
Form online