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IMMIGRATI E FAKE NEWS


            COSA SUCCEDE IN CLASSE…

            “Non è colpa degli esseri umani che hanno la pelle scura se ce l’hanno così: loro vivono
            in posti molto caldi, quindi il loro corpo ha dovuto creare una protezione (cioè la pelle
            scura che si chiama melanina) per proteggerli dai raggi solari, quindi odiarli non serve
            a niente.
            Un giorno in palestra John ha fatto cadere per sbaglio Sandro. Allora Sandro lo ha

            offeso e spinto. Io sono intervenuto per dirgli che John non lo ha fatto apposta, che è
            scivolato, e Sandro mi ha risposto che “noi” dobbiamo tornare tutti al nostro Paese. Io
            sono un tipo abbastanza calmo e non mi arrabbio molto facilmente, ma per quella frase
            mi sono arrabbiato perché era una frase razzista.
            Ma la cosa che più mi ha dato fastidio è che alcuni dei miei compagni hanno difeso
            Sandro dicendo  che dobbiamo  tornare al  nostro Paese,  dimostrando  così di  essere
            anche loro razzisti”.
            Karim (un ragazzo dalla pelle nera)

            “Ho notato che dei miei compagni, se litigano tra di loro, dopo un po’ fanno la pace.
            Ma se invece si mettono a litigare con compagni stranieri, la pace non la fanno e iniziano
            a prenderli in giro, a offenderli e a dirgli che devono tornare al loro Paese”.
            Riccardo

            “Un mio compagno viene bullizzato perché è strabico ed è anche del sud. Lo chiamano
            terrone e viene escluso dalle cose che facciamo insieme. Anch’io qualche volta vengo
            escluso e offeso: mi chiamano terrorista”.
            Ahkim

            Alcuni compagni ci bullizzano con frasi razziste: per esempio ci dicono: “Tuo zio ti ha
            detto dove sarà il prossimo attentato? Quand’è che ti fai esplodere?”
            Mohamed

            “In questa classe mi prendono in giro perché sono di religione diversa oppure mi dicono
            “fatti esplodere” oppure “quando sarà il prossimo attentato?” o “dove sarà”. A me

            questa cosa dà molto fastidio, soprattutto sentirmelo dire tutti i giorni. Se me lo avessero
            detto una o due volte, lo avrei preso come uno scherzo, ma sentirmelo dire ogni giorno
            per più di tre mesi è pesante da sopportare, soprattutto perché io non reagisco, li lascio
            parlare e mi tengo tutto dentro perché non riesco a parlarne con nessuno.
            Finché ci prendono in giro tutti, lo posso sopportare, ma una volta un mio compagno mi
            ha fatto davvero arrabbiare perché ha attaccato un mio familiare. Quando ha scoperto
            che mio padre è morto, mi ha chiesto come è morto. Io gli ho detto che è morto per una
            malattia e lui mi ha detto: “Non è vero, tuo padre si è fatto esplodere”. Io, per non
            reagire, ho chiesto alla prof di uscire e sono uscito dalla classe”.

            Rachid


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